forse la fotografia più bella che ho in bicicletta è quella che ritrae Roberto,Gianluca e me all'arrivo della Campagnolo nel 2006.
Stanchi ma felicissimi. Spero, per il prossimo anno, di avere una fotografia con ancora più soggetti ripresi all'arrivo di Feltre. Forza, facciamo un bello squadrone!! Con la dovuta preparazione è alla portata di tutti.
Per dare un idea di come e quanto può essere divertente la Spotful (ex Campagnolo), di seguito il resoconto che abbiamo scritto per il Pedale Feltrino dopo la GF del decennale.
Luciano
Feltre 20 giugno 2004
Ha piovuto tutta la notte, al nervosismo per la gara si aggiunge l’inquietudine per il tempo.
Con Luciano (mio marito, Bernardino Carpentieri detto Luciano) abbiamo discusso a lungo se partire o no. Conosciamo bene le insidie di questi posti, sono ormai anni che ad agosto passiamo le vacanze in bici su per i passi, e sappiamo bene che la pioggia ed il freddo sono nemici pericolosi.
Le previsioni meteo non danno spazio all’ottimismo.
Stamattina non piove ma il cielo non promette nulla di buono.
Speriamo in un miracolo: abbiamo percorso 700 Km per venire, non intendiamo rinunciare.
Grazie all’esperienza delle vacanze, abbiamo portato sia un abbigliamento leggero che uno intermedio; optiamo per quest’ultimo, scegliendo la tecnica a “cipolla”, salopette sotto il ginocchio e, sopra, maglia per il sudore, maglia di lana, maglia da bici, tutto a maniche corte, manicotti, antivento impermeabile smanicato, impermeabile a maniche lunghe.
Ci avviamo alla griglia di partenza, qui ci separiamo. Siamo alla prima partecipazione e Luciano si deve inserire nell’ultima griglia, io posso andare avanti fino allo striscione di partenza. Ultimi consigli prima di separarci, di qui in poi ognuno farà la propria Gran Fondo. E’ così da diversi anni, ci si rivede all’arrivo con i nuovi amici fatti in corsa.
Siamo tantissimi in griglia, ridendo penso certo che di matti ce ne sono tanti.
Le nuvole sono basse e cariche di tanta pioggia.
L’edizione del decennale sta per partire: inizia a piovere.
La musica dei Pink Floid mi risuona dentro e un’emozione incredibile mi avvolge, lo speaker urla “La Campagnolo siete Voi”; un momento magico che difficilmente dimenticherò.
L’impresa si fa ardua sin dai primi km.
La cima Campo è l’antipasto ma scorre via senza intoppi, il vero nemico è il passo di Manghen; il terribile “mostro” della Gran Fondo. Ventisei km sotto l’acqua battente. Salendo il freddo si fa via via più pungente e in vetta troviamo la neve.
Le mani sono diventate un entità estranea del corpo, non le sento più, le dita sono ghiacciate, il thé bollente non è servito a scaldarle, tremo come una foglia non riesco a parlare.
Entro nel rifugio del Manghen dove trovo molti altri ciclisti che come me sono assiderati e con i quali condivido un po’ di tepore. Il freddo è andato oltre le previsioni, nonostante le cautele, sono zuppa ed in crisi ipotermica, il medico mi impone di recuperare calore altrimenti devo fermarmi, scendere in queste condizioni è impossibile.
Non voglio abbandonare; resto circa 2 ore nel rifugio poi decido di ripartire. La bufera continua. La discesa dal Manghen è un calvario. Si scende con i freni tirati cercando di non cadere; la pioggia ed il nevischio continuano ad essere i compagni di viaggio, alla fine della discesa il panico: il cartello 100 km all’arrivo.
Le forze sono al lumicino, le energie quelle poche rimaste vengono centellinate.
La nota positiva è che la discesa è finita e si pedala sul fondovalle in leggera salita. Faccio parte di un gruppetto di ciclisti dei quali purtroppo non ricordo i nomi; sono tranquilla, di qui fino all’attacco del Croce D’Aune, conosco a menadito la strada, è il teatro delle scorribande estive.
Il Rolle fila via senza problemi, ma quanto è lungo….
All’attacco del Croce D’Aune, i compagni di viaggio cominciano a descrivermi con tinte fosche le pendenze del passo e le difficoltà dell’ascesa dopo circa 190 km. Ormai sento che niente più può impedirmi di arrivare a Piazza Maggiore. Un pallido sole, scandisce gli ultimi km di questa “odissea.”
Entrati a Feltre l’ultima asperità ci porta sotto lo striscione d’arrivo; sono contenta.
Non mi sembra vero, ce l’ho fatta.
All’arrivo ritrovo Luciano. E’ un po’ preoccupato, non sa che mi sono dovuta fermare. Lui è arrivato da più di tre ore. Più volte ha chiesto sul palco se hanno mie notizie, senza averne di certe. Gli spiego e poi cominciano i commenti alla Gran Fondo: mi dice “se abbiamo fatto questa le possiamo fare tutte”…E’ stata la mia, la nostra, prima Gran Fondo Campagnolo; ma ce ne saranno altre… speriamo con un po’ di sole!!!
Ciao Elisabetta
Credo che la testimonianza della "coppia" Carpentieri sia un fulgido esempio di come vada inteso il ciclismo...
...lette queste righe non trovo parole per descrivere la diatriba che si apre immancabile su punti intermedi, classifiche e quant'altro.
Chi ama il ciclismo si nutre di queste storie o meglio epopee.
Anche se in passato non ho "gradito" certi comportamenti del Cinghialone e lo dico apertamente senza "nascondermi" altrettanto apertamente e sinceramente lo voglio ringraziare pubblicamente per averci reso partecipi a questa bellissima esperienza.
Grazie Luciano
Salvatore SERRA Lancill8 _________________ ...certezza di morte, scarse possibilità di successo, cosa stiamo aspettando?
Per dare un idea di come e quanto può essere divertente la Spotful (ex Campagnolo), di seguito il resoconto che abbiamo scritto per il Pedale Feltrino dopo la GF del decennale.
Luciano
Feltre 20 giugno 2004
Ha piovuto tutta la notte, al nervosismo per la gara si aggiunge l’inquietudine per il tempo.
Con Luciano (mio marito, Bernardino Carpentieri detto Luciano) abbiamo discusso a lungo se partire o no. Conosciamo bene le insidie di questi posti, sono ormai anni che ad agosto passiamo le vacanze in bici su per i passi, e sappiamo bene che la pioggia ed il freddo sono nemici pericolosi.
Le previsioni meteo non danno spazio all’ottimismo.
Stamattina non piove ma il cielo non promette nulla di buono.
Speriamo in un miracolo: abbiamo percorso 700 Km per venire, non intendiamo rinunciare.
Grazie all’esperienza delle vacanze, abbiamo portato sia un abbigliamento leggero che uno intermedio; optiamo per quest’ultimo, scegliendo la tecnica a “cipolla”, salopette sotto il ginocchio e, sopra, maglia per il sudore, maglia di lana, maglia da bici, tutto a maniche corte, manicotti, antivento impermeabile smanicato, impermeabile a maniche lunghe.
Ci avviamo alla griglia di partenza, qui ci separiamo. Siamo alla prima partecipazione e Luciano si deve inserire nell’ultima griglia, io posso andare avanti fino allo striscione di partenza. Ultimi consigli prima di separarci, di qui in poi ognuno farà la propria Gran Fondo. E’ così da diversi anni, ci si rivede all’arrivo con i nuovi amici fatti in corsa.
Siamo tantissimi in griglia, ridendo penso certo che di matti ce ne sono tanti.
Le nuvole sono basse e cariche di tanta pioggia.
L’edizione del decennale sta per partire: inizia a piovere.
La musica dei Pink Floid mi risuona dentro e un’emozione incredibile mi avvolge, lo speaker urla “La Campagnolo siete Voi”; un momento magico che difficilmente dimenticherò.
L’impresa si fa ardua sin dai primi km.
La cima Campo è l’antipasto ma scorre via senza intoppi, il vero nemico è il passo di Manghen; il terribile “mostro” della Gran Fondo. Ventisei km sotto l’acqua battente. Salendo il freddo si fa via via più pungente e in vetta troviamo la neve.
Le mani sono diventate un entità estranea del corpo, non le sento più, le dita sono ghiacciate, il thé bollente non è servito a scaldarle, tremo come una foglia non riesco a parlare.
Entro nel rifugio del Manghen dove trovo molti altri ciclisti che come me sono assiderati e con i quali condivido un po’ di tepore. Il freddo è andato oltre le previsioni, nonostante le cautele, sono zuppa ed in crisi ipotermica, il medico mi impone di recuperare calore altrimenti devo fermarmi, scendere in queste condizioni è impossibile.
Non voglio abbandonare; resto circa 2 ore nel rifugio poi decido di ripartire. La bufera continua. La discesa dal Manghen è un calvario. Si scende con i freni tirati cercando di non cadere; la pioggia ed il nevischio continuano ad essere i compagni di viaggio, alla fine della discesa il panico: il cartello 100 km all’arrivo.
Le forze sono al lumicino, le energie quelle poche rimaste vengono centellinate.
La nota positiva è che la discesa è finita e si pedala sul fondovalle in leggera salita. Faccio parte di un gruppetto di ciclisti dei quali purtroppo non ricordo i nomi; sono tranquilla, di qui fino all’attacco del Croce D’Aune, conosco a menadito la strada, è il teatro delle scorribande estive.
Il Rolle fila via senza problemi, ma quanto è lungo….
All’attacco del Croce D’Aune, i compagni di viaggio cominciano a descrivermi con tinte fosche le pendenze del passo e le difficoltà dell’ascesa dopo circa 190 km. Ormai sento che niente più può impedirmi di arrivare a Piazza Maggiore. Un pallido sole, scandisce gli ultimi km di questa “odissea.”
Entrati a Feltre l’ultima asperità ci porta sotto lo striscione d’arrivo; sono contenta.
Non mi sembra vero, ce l’ho fatta.
All’arrivo ritrovo Luciano. E’ un po’ preoccupato, non sa che mi sono dovuta fermare. Lui è arrivato da più di tre ore. Più volte ha chiesto sul palco se hanno mie notizie, senza averne di certe. Gli spiego e poi cominciano i commenti alla Gran Fondo: mi dice “se abbiamo fatto questa le possiamo fare tutte”…E’ stata la mia, la nostra, prima Gran Fondo Campagnolo; ma ce ne saranno altre… speriamo con un po’ di sole!!!
Ciao Elisabetta
Ringrazio la coppia " Carpentieri " per il contributo dato.
Questo, è il tipo di ciclismo, che prediligo.
Grazie ancora.
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