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La "Via Bicis"
Marcello Romagnoli racconta di alcune considerazioni fatte con 
Riccardo Trazzi sul percorso di sabato 12/5/2001 
 
Cos'è la "Via Bicis"
Quando Correva l'anno decimonono dell'era del TURBIKE si fece la tappa Nr 8
del programma.
(da Monterosi a San Martino al Cimino, facendo la Via Crucis da Cure di Vetralla)
Alcuni (leggi gruppo TURISTI), rei di sobillare le masse diffondendo
l'avvento di un credo "Turistico" minaccioso per il credo "Agonistico"
dominate, dopo irregolare processo e da giudici fedeli all'Imperatore 
Giulio Cesaretti (leggi riunione dei Capitani), sono condannati al supplizio 
d iseguire gli agonisti nelle loro allucinanti peregrinazioni (leggi programma Turbike).
Alessandro Ponzio Bennicelli Pilato nonostante fosse convinto della loro
innocenza, si lavava le mani ed andava con i farisei (leggi "elitè") assecondando
l'incitazione a correre, gridata a gran voce dalle masse.
Pertanto, questi apostoli della non belligeranza (i turisti) hanno dovuto
raggiungere il monte San Martino al Golgota, con il pesante fardello di una
macchina a pedali appositamente studiata per torturare gli empi.
La strada verso il supplizio è stata terrificante (non poteva essere
diversa), e tra gli episodi di sofferenza ma anche di mancata pietà
cristiana ricordiamo:
La prima stazione in cui tutti sono stati caricati del pesante fardello
della "bicis" con la quale dover raggiungere il calvario (leggi traguardo)
per redimersi dalla colpa a loro ascritta.
Dalla terza stazione profonde ferite morali venivano inferte dai Centurioni
(leggi gli Agonisti) che raggiungevano e superavano a velocità doppia i
poveri "condannati".
Intorno alla quinta stazione qualcuno, memore di una storia analoga di cui
aveva sentito le genti parlare, ha sperato invano di incontrare un tal
Simone detto il Cireneo che gli portasse la croce (pardon la bici) per
qualche stazione.
Per via della stessa storia l'apostolo Riccardo Trazzi Cesaretti si
attendeva che le pie donne venissero a confortarlo ed asciugare il volto,
magari avrebbe lasciato la sua immagine sofferente sui loro canovacci. Ma
niente da fare.
All'ottava stazione l'apostolo Bertelli, stremato dalla fatica ed ormai
fermo sui pedali, cadeva dalla bici, (bhe!!! quanto meno metteva i piedi a
terra), ma senza pietà alcuna doveva tornare a pedalare verso il suo
destino. Il supplizio deve compiersi fino in fondo e secondo le sacre
scritture (leggi regolamento TURBIKE).
All'apostolo Maurizio veniva chiesto se mai fosse un di loro, ma egli negò tre volte
poi il gallo cantò e lui pianse amaramente. Pentito, divenne un forte collaboratore 
dell'organizzazione e per questo fu beato e passò alla storia come San Martin 
patrono dei vigneti.
Per tutti l'onta di essere relegati ultimi in una decina di infamanti
classifiche, esposte con puntualità e rigore al mondo intero
tramite uno strumento divulgativo dalla potenza inaudita quale il
www.turbike.it
Ciao Invidiosssi.
Marcello Romagnoli

 

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