Dodici mesi ho aspettato questa domenica 24 maggio 2015.
Ho lavorato, faticato,sudato,sognato,promesso, tutto per poter rivivere questa giornata di festa.
E invece come tutte le cose agognate, poi si rilevano delle delusioni.
Tutta la notte sveglio sperando che smettesse di piovere, come tutti del resto.
Sono uscito dall'albergo sperando in una tregua, come tutti del resto.
Fermo in griglia sotto la pioggia, i denti che battono, la paura che mi blocca le mani sul manubrio. L'acqua che mi solca il viso, come a tutti del resto.
Via!
Comincio a pedalare violentando me stesso, cercando la forza negli altri.
5 km e sto ancora decidendo cosa fare.
10km e mi chiedo cosa sto facendo!
Cesena! No è troppo.
Fradicio, tremante, deluso, decido di non estrarre il biglietto anche della sfiga.
La via della razionalità e forse della paura, mi ha riportato sotto la doccia.
Con le pive nel sacco rientro a casa e sulla E45 mi ripropongo di tornare nel 2016 più forte a chiudere una partita rimasta aperta.
Tex _________________ Tex
immerso in un mondo di bici (ultimo rumore della sera quelli della camera al piano di sopra che alle 11 si sono messi a gonfiare le gomme in stanza) non si puo' pensare al domani senza le stesse, con o senza acqua.
Complice il buon isolamento acustico delle finestre dal di dentro non si ode il ticchettio delle gocce; emerge solo dopo aver alzato la serranda. E mo che famo? famo, famo. nonostante i racconti di paesi isolati, esondazioni di torrenti etc etc cominciamo i preparativi.
Mi vesto invernale spinto oppure oso per un primavera con antipioggia? andiamo per la seconda. l'adrenalina aiuta fino alla prima ora, poi lo sciabordio dell'acqua nelle scarpe e' il rumore (e fastidio) principale. vabbe', pero' ce ne sono altri 8000 intorno, se ce la fanno loro perche' non io?. la velocita' ridotta dovuta alla pioggia almeno fa evitare lo stop dello scorso anno al primo colle. la prima discesa fa capire che la difficolta' oggi non e' il Barbotto ma il frenotto; cerchioni e tacchetti bagnati, asfalto cosi' cosi' e quindi si scende a 10-20 anziche' 40-50. e qui si capisce che il secondo problema e' il raffreddamento delle gambe. in compenso niente botte di caldo nelle salite. un timido sole dal km 90 ed un buon trenino in discesa sui 35-40 aiuta a recuperare qualche minuto.
riflessione ed esperienza personale: cosi' come le salite, acqua e vento sono alcune delle difficolta' che noi ciclisti dobbiamo conoscere ed imparare a gestire. cosi' come non ci avventuriamo su muri al 25% non affrontiamo tempeste monsoniche. per' un muretto al 15% fa la pari con un paio d'ore di acqua al traverso. in tutti e due i casi occorre preparazione, attrezzatura, voglia di fare e non di strafare.
tutti noi Turbike partenti siamo rientrati direi abbastanza contenti (rubo al poeta un verso), e comunque dopo prenotazione,viaggio,albergo non ci veniva proprio di lasciar perdere, anche se chi ha deciso di non partire (eravamo 8500 su 13000 iscritti) ha avuto le sue buone e condivisibili ragioni. siamo in democrazia. l'uscita in bici deve essere un piacere, non un dovere.
Giovanni Di Giacomo
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